“Pensavamo fosse più noiosa, ma alla fine è stata molto interessante. Abbiamo imparato cose nuove e abbiamo capito come sono nella realtà le carceri italiane. Ci ha suscitato molte emozioni” – 3A SSAS
“Tutto molto interessante, soprattutto le celle per i condannati a morte” – 3B ITELT “Grazie mille per l’esperienza molto toccante ed interessante.” – 3D SSAS
“È stato molto interessante vedere come una vita innocente è stata distrutta, è stata un’esperienza toccante ed emozionante, soprattutto vedere l’assenza di rabbia e odio.” – 3B SSAS
Queste sono solo alcune delle impressioni e riflessioni che sono emerse a conclusione dell’uscita didattica, svoltasi lunedì 23 maggio 2022, con le classi terze dell’Indirizzo servizi per la Sanità e l’Assistenza sociale e la 3B ITELT al Museo “Le Nuove” situato presso l’ex carcere di Torino inaugurato nel 1870 sotto il regno di Vittorio Emanuele II e dismesso nel 2003.
La visita guidata dai volontari dell’associazione “Nessun uomo è un’isola” è iniziata con la visione sul muro di cinta esterno, delle epigrafi dei condannati a morte, innocenti, partigiani, cristiani ed ebrei, che hanno perso la vita lottando per l’affermazione dell’Italia libera e democratica. Sono stati rievocati eventi criminali noti, storie di fine ottocento, la prima guerra mondiale, le lotte antifasciste, e in particolare la resistenza nel famigerato primo braccio tedesco, gestito dalle SS, scenario di torture di partigiani ed ebrei. Successivamente si è passati alla visita dell’ufficio matricola e da lì si è entrati nel cuore del carcere. Percorrendo la sezione femminile, le guide hanno raccontato l’attività svolta da Suor Giuseppina Demuro che ha salvato molte vite, tra cui donne e bambini. Viene ricordato un episodio in particolare in cui un bambino ebreo venne salvato dopo essere stato nascosto dalla mamma nella cesta dei panni sporchi e portato all’esterno del carcere. Gli alunni hanno visitato le singole celle dove queste donne vivevano con i bambini, l’infermeria e le celle di lavoro. Un’altra figura presente nel carcere, che ha dedicato la propria vita all’assistenza dei detenuti e delle loro famiglie è stata quella di Padre Giuseppe Cipolla.
Nel percorso del braccio maschile quasi tutti gli alunni si sono soffermati a leggere sul muro della cella 110 “Meglio morire che tradire”, scritta da un detenuto dopo essere stato torturato dalle guardie in cambio di informazioni, le celle che contengono ancora il letto di contenimento, la divisa dei deportati e la cella d’isolamento.
La parte più toccante del percorso è stata il braccio dei condannati a morte e il rifugio antiaereo. In questo luogo buio, umido e freddo, all’interno delle celle vi erano dei pannelli luminosi con le ultime frasi rivolte alla Patria, alla fidanzata e alla moglie in attesa di un figlio che non potrà mai vedere.